Isle of View

“Isle of view” è una visione, una lettura da un punto di vista privilegiato, soprattutto se immaginiamo che è stato realizzato nel periodo tra gli anni 1987/1992. L’uomo e le sue tracce lasciate dietro di sé sul territorio sono il tema principale. Un uomo inconsapevole ignaro che a volo d’uccello altri osservatori potessero interpretare e leggere questi segni da lui generati. Un uomo egoista e presuntuoso, limitato senza una visione totale e generosa del proprio mondo.

2011
Stampe Fine Art Gicleé su carta cotone Hahanemuhle montate su dibond nei formati da 73x60 cm e da 110x90 cm
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1986/1992
Stampe vintage su carta Kodak nei formati 20x30 cm, 24x30 cm, 70x100 cm (cibachrome)
edizione di 7 esemplari + 2 PA firmate e intitolate sul retro

Richiedi informazioni
02 021
Cielo in un parcheggio
02 014
È caduto un pezzo di cielo
©GG_Free parking_1987-1992_“Isle of View”
Free parking
©GG_La casa di ET_1987-1992_“Isle of View”
La casa di ET
02 012
Love me Tender
02 007
Omaggio a Burri
02 015
Omaggio al Giappone
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paesaggio
02 018
Piscina del XXI secolo
01 001
ricerca personale
©GG_Space invaders_1987-1992_“Isle of View”
Space invaders
02 013
serre
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Tennis

Testo critico di Monica Poggi

Gennaio 2023
Curatrice e Responsabile Mostre di Camera Torino

“Ciò che a primo impatto appare come un insieme astratto di forme e colori, dopo qualche istante di osservazione rivela alcuni dettagli riconoscibili. Un trattore, degli ammassi di sabbia, un fiume di fango che si riversa nel mare cristallino e i solchi lasciati sui campi dall’agricoltura.
A mettere a dura prova il nostro orientamento sono le immagini realizzate da Giacomo Giannini fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, opere che sembrano voler negare il concetto stesso di paesaggio. Attraverso questo lavoro, Giannini rifiuta infatti il tipico sguardo frontale delle cartoline, complici di aver diffuso un’idea particolarmente stereotipata dell’Italia, per assumere un punto di vista zenitale: tutte le immagini della serie “Isle of View”, sono scattate da un elicottero che sorvola la penisola da una quota media di 500 piedi d’altezza. Nonostante la posizione consenta di lasciar vagare lo sguardo su orizzonti ampi e meravigliare con spettacolari vedute, decide di chiudere l’inquadratura su porzioni di spazio circoscritte, escludendo tutto ciò che è superfluo. Il risultato è un susseguirsi di forme e colori che tendono all’astrazione. I tagli da lui scelti e la prospettiva insolita contribuiscono ad aumentare lo smarrimento, trasformando così i luoghi ritratti in mappe illeggibili. Anche quando i punti di riferimento ci sono, si prendono gioco della confusione di chi osserva. Perché questo edificio galleggia in aria lasciando un’ombra geometrica sotto di sé? Perché questa barca naviga su un mare di pneumatici? La risposta è da ricercare nella capacità di Giannini di sfruttare la banalità del reale per creare dei piccoli enigmi visivi.
Leggendo questo lavoro in relazione agli sviluppi del linguaggio fotografico, appare evidente la capacità di Giannini di partire da istanze simili a quelle che hanno mosso gli autori di Viaggio in Italia, capitanati da Luigi Ghirri, per arrivare pochi anni dopo a soluzioni di ancora maggiore rottura. Se lo scopo condiviso è quello di ritrarre il paesaggio italiano uscendo da cliché e stereotipi, le immagini di “Isle of View” anticipano alcune delle pratiche più in voga nella fotografia internazionale di oggi. lo sguardo dall’alto, facilitato e stimolato dal lancio nel 2005 di strumenti come Google Maps, è infatti una modalità molto impiegata dagli artisti per indagare le implicazioni sociali e politiche dell’azione umana sull’ambiente.
La connotazione analogica delle fotografie di Giannini, oltre a evidenziarne l’abilità tecnica, contribuisce a infondere nella rappresentazione una morbidezza di toni e di forme che le immagini satellitari non possono avere. I colori saturi e densi delle stampe Cibachrome e C-Print sono inoltre perfetti per far emergere i contrasti e le geometrie di un’Italia fatta di avvallamenti, solchi e strade tracciate sul terreno sabbioso.
Posizionandosi a metà strada fra la matericità della pittura e la precisione delle nuove tecnologie, il lavoro di Giannini ci mostra un punto di vista diverso, tutt’ora in grado di raccontare e interrogare il nostro rapporto con il territorio.”

Dicotomia uomo-natura
Fiume arno
©GG_“Isle of View” 1987-1992_Insicurezza
Insicurezza
la raccolta del granturco
mais nell'aia
religiosa
verde progettato
i trucchi della gigantessa
campo basket
saline
tombino
omaggio a leopardi

1986/1992
Stampe vintage

STAMPE VINTAGE PICCOLA PANORAMICA
©GG_Un mare di gomme_30X20cm_Vintage_LoRes
vintage 20x30 cm "un mare di gomme"
©GG_Paesaggio_bicolore_30X20cm_Vintage_LoRes
vintage 20x30 cm "Paesaggio bicolore"
©GG_Mais nell'aia_30X24cm_Vintage_LoRes
vintage 20x30 cm "mais nell'aia"
©GG_Laguna#07_30X24cm_Vintage_LoRes
vintage 24x30 cm "laguna #07"
©GG_Laguna#09_30X24cm_Vintage_LoRes
vintage 24x30 cm "laguna #09"
©GG_E' caduto un pezzo di cielo_30X24cm_Vintage_LoRes
vintage 24x30 cm "è caduto un pezzo di cielo"
©GG_Omaggio al Giappone_30X24cm_Vintage_LoRes
vintage 24x30 cm "omaggio al giappone"
©GG_Sacro alla Patria_30X20cm_Vintage_LoRes
vintage 20x30 cm "sacro alla patria"
©GG_Indizi di paesaggio#02_30X20cm_Vintage_LoRes
vintage 20x30 cm "indizi di paesaggio"
©GG_Paesaggio_su_strada_30X20cm_Vintage_LoRes
vintage 20x30 cm "Paesaggio su strada"
©GG_Love me tender_30X20cm_Vintage_LoRes
vintage 20x30 cm "love me tender"
©GG_Omaggio a Burri_30X20cm_Vintage_LoRes
vintage 20x30 cm "omaggio a burri"
©GG_Incendio&strada_30X20cm_Vintage_LoRes
vintage 20x30 cm "Incendio&strada"
©GG_Paesaggio_con_trattore_30X20cm_Vintage_LoRes
vintage 20x30 cm "paesaggio con trattore"
©GG_Spermatozoo_30X20cm_Vintage_loRes
vintage 20x30 cm "spermatozoo"
©GG_Granturco_30X40cm_Vintage_LoRes
vintage 30x40 cm "granturco"
©GG_I trucchi della Gigantessa_30X20cm_Vintage_LoRes
vintage 30x20 cm "i trucchi della gigantessa"
©GG_Terre_20X30cm_Vintage_GG_Ripro_Vintage__LoRes
vintage 30x20 cm "Terre"

Roberta Valtorta

Milano 2/6 marzo 1989
SICOF’ 89 Sezione Culturale

““Isle of view”, il titolo che Giacomo Giannini ha deciso per questo suo lavoro dedicato al mondo visto dall’alto, è una combinazione di parole che sollecita alcune riflessioni.
Non è un gioco ragionare su un titolo quando l’autore ne è consapevole e convinto, anzi trova in esso quasi un coerente compimento della sua ricerca e un appiglio per rinnovarla e svilupparla.
“Isola di vista”, rimanda in modo immediato al punto di vista, che è una delle chiavi fondamentali del linguaggio della fotografia, ciò che consente al fotografo di determinare la composizione.
Al tempo stesso però il termine “isola” sottolinea qui l’altro importantissimo polo della visione fotografica, l’inquadratura, che altro non è che un privilegiare porzioni precise della realtà, scegliendole fra le moltissime possibili e separandole dal resto, isolandole appunto.
Ma, inoltre, se guardiamo la realtà dall’alto e da una adeguata distanza, isole ci appariranno tutti gli oggetti, nella loro dimensione fisica ben delimitata, l’uno confinante con l’altro, oppure distanti. E allontanandoci enormemente, come astronauti, anche la terra stessa alla fine ci apparirà come un oggetto ben circoscritto nello spazio.
Infine, “Isle of view” suona come “I love you”, nota Giannini.
Il mondo visto dall’alto e da lontano si trasforma e diventa più amabile.
È più bello, si può amare. L’eccezionalità del punto di vista e l’allontanamento eliminano stridori e contraddizioni, non soltanto estetici: il mondo rinasce, i particolari acquistano un nuovo senso, i segni della natura e i segni dell’uomo non appaiono più in contrasto fra loro, come è nella vita, ma si collegano a originare nuove forme, armoniose e interessanti.
Se da un lato Giannini rende omaggio a questa inedita grafica del mondo a questa diffusa scrittura che offre alla registrazione fotografica spontanee, naturali opere astratte o informali, dall’altro osserva dal vivo l’intrecciarsi delle espressioni della natura e di quelle della civiltà, quell’ampio campo di indagine che compete alla geografia antropologica.
A questo punto le forme rivelano ben più complessi significati: l’osservatore attento lo noterà.”

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Giacomo e il pilota Luca, in rientro da uno shooting , 1992
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Giacomo controlla l’attrezzatura prima del decollo, polaroid, 1990